La gastronomia dei libri: Pessoa, a piccoli passi
“A fome só se satisfaz com a comida e a fome da imortalidade com a própria imortalidade.”
La fame è soddisfatta solo con il cibo e la fame di immortalità con l'immortalità stessa dice Fernando Pessoa, lo scrittore più famoso del Portogallo insieme a Camões e, per noi italiani, Tabucchi e Saramago.
Della sua capacità di scrittura e della sua fantasia multifaccettata si sa quasi tutto. Si sanno anche i gusti e le predilezioni dei suoi ortonimi ed eteronomi, si sa molto della sua vita attraverso la corrispondenza con Ofelia, la sua Beatrice inarrivabile.
E si sa che passava molto, forse troppo tempo, aggrappato ai banconi del bar a bere.
I bar di Pessoa sono stati inghiottiti dal turismo, resistono le facciate e le storie: non andate al Caffè Martinho da Arcada in piazza del Commercio alla ricerca dell’anima del poeta. Non ce n’è più traccia.
Vale la pena ricordare peró che il proprietario e fondatore del caffè, che dopo il 1782 affita lo spazio all’italiano Domenico Mignani, che lo ribattezza “Casa de Café Italiana”.
Come moltissimi altri spazi nel centro di Lisbona (basti pensare al Nicola in Rossio), gli italiani erano sempre presenti, con la loro cultura del caffè, sia inteso come bevanda sia inteso come luogo di aggregazione sociale.
In Fernando Pessoa: O Romance di Sónia Louro, si parla di un pasto alla Cervejaria Jansen, in Ru do Alecrim a Lisbona, tra il nostro poeta ed il famoso occultista Alaistar Crowley, dove viene detto che amêijoas à Bulhão Pato era il piatto del menu che Pessoa consigliava perché era il suo preferito.
Nel sito della gastronomia di Cascais ci viene ricordato che Pessoa fu anche l'autore dello slogan per il lancio di Coca-Cola in Portogallo: primeiro estranha-se, depois entranha-se (prima ti stranisce, poi ti rientra) e viene ricordato che in effetti, Pessoa nel corso delle sue innumerevoli opere ha fatto riferimento a torte, fichi, cioccolatini, noci, formaggi e sardine: amante dei tortini di baccalà, pollo al curry, uova con chorizo, il suo piatto preferito era il budino di riso. Così dicono.
Ma era un uomo abitudinario, che cenava alle sette di sera con una minestra, spesso e volentieri un caldo verde, e poi una bistecca.
Ensopado di Gamberi
Descasquei o camarão // tirei-lhe a cabeça toda // Quando o amor não tem razão// É que o amor incomoda: ho sbucciato il gambero // Ho tolto tutta la testa // Quando l'amore non è giusto // È che l'amore dà fastidio.
Si dice che amasse molto l’ensopado de camarão del Leão D’Ouro, un ristorante al lato della bella stazione del Rossio in centro a Lisbona, che è ancora aperto e funziona come ristorante alla buona, dove si può mangiare tra gli stessi azulejos che per anni fecero compagnia al poeta.
Riso dolce
Ai, os pratos de arroz-doce / Com as linhas de canela! canta il Poeta nella poesia Cuadra Popular, inneggiando al famoso dolce di riso al latte, spolverato di cannella, un grande classico della pasticceria domestica portoghese e che si trova nelle tabernas e nelle tascas un po’ovunque.
Secondo la ricetta tradizionale, fornita dalla Scuola di Turismo e Ospitalità di Lisbona, e basata sulla cucina tradizionale di Maria de Lourdes Modesto, servono:
300 g di riso carolino
350gr Zucchero
2 litri di latte intero
due tuorli d’uovo grandi, circa 120 g
0,6 litri di acqua
1 cucchiaio da minestra di burro senza sale
1 scorza di limone
1 bastoncino di cannella
1 pizzico di sale
Far bollire l'acqua con il burro, il limone, la cannella e il sale. Quando bolle, aggiungete il riso e cuocere fino a quando l'acqua si asciuga. Aggiungete dunque il latte tiepido, poco alla volta, man mano che evapora (come per un risotto), mescolando con una spatola.
Continuate ad aggiungere il latte fino a quando il riso non sarà completamente cotto. Quando si è finito di aggiungere l'ultima parte del latte e la “crema” si addensa leggermente, aggiungete lo zucchero.
Dopo che lo zucchero sarà completamente sciolto, aggiungete i tuorli d'uovo, mescolate bene e lasciate che il composto raggiunga gli 82ºC-85ºC, come una crema pasticcera.
Raffreddate, togliete cannella e scorza di limone, impiattate e servite con un po' di cannella in polvere spolverata sopra.
C’è anche una ricetta Bimby, non vi preoccupate. Se non avete voglia di provare da voi, praticamente in qualunque Tasco o ristorante tradizionale della capitale troverete questo dolce al cucchiaio.
Dobrada à moda do Porto
Si narra che andasse fino in quel di Benfica al ristorante Ferro de Engomar (ferro a stiro) per mangiare trippa alla portuense, piatto cui dedicó persino un’egloga. O meglio, la fece dedicare dal suo personaggio Alvaro de Campos.
Un giorno, in un ristorante, fuori dallo spazio e dal tempo,
Mi hanno servito l'amore come trippa fredda.
Dissi con calma al commis
Che lo preferivo caldo,
Quella trippa (ed era alla moda di Porto) non si mangia mai fredda.
Sono diventati impazienti con me.
Non si può mai avere ragione, nemmeno in un ristorante.
Non ho mangiato, non ho ordinato altro, ho pagato il conto,
E sono venuto a camminare dall'altra parte della strada.
Chissà cosa significa?
(…)
Ma se ho chiesto amore, perché mi hanno portato
Trippa alla moda di Porto, fredda?
Non è un piatto che si può mangiare freddo,
Ma me l'hanno portato freddo.
Non mi sono lamentato, ma faceva freddo,
Non puoi mai mangiare freddo, ma è arrivato freddo.
Della dobrada, il gastronomo Virgilio Nogueiro Gomes illustra la storia confusa e felice nei ricettari di cucina storici. È una ricetta complessa che si mangia al meglio al ristorante, in quei luoghi tipici con azulejos alle pareti e tovaglie di carta che tanto sono cari al gruppo di amici che si riunisce attorno alle tavole, pubblicando online su Instagram con il tag #adorotascas.
Aguardente
Il tallone d’Achille e forse anche la relazione tossica di Pessoa ed alcuni suoi personaggi, questa specie di grappa preparata poco lontano da Lisbona puó aver contribuito alla sua mala salute, che lo ha portato al camposanto anzitempo.
Per voi, lettori golosi e curiosi, rimando al saggio enogiornalista Edgardo Pacheco che consiglia l’Aguardente Velhíssima Bágeiras in un articolo dove si parla del suo produttore, un mitico uomo del vino portoghese.
Di questa aguardente dice: “Quando ne bevo un sorso, non riesco a smettere di pensare al tempo impiegato per arrivare al mio naso, all'attento lavoro di distillazione e alle anime alchimiste di Mário, padre Abel e nonno Fausto, che hanno portato tanta gioia e continuano a regalare a chi ama vini e grappe con identità. E dimentico persino che esiste qualcosa come il whisky.”
Da provare, senza esagerare.
Great article. Compliments