La Mouraria di Lisbona spiegata in tre taverne, un bancone, e qualche ristorante
Mangiare bene è imprescindibile, ma c’è di più. Mangiare locale, a volte significa mangiare la cucina del mondo.
Mouraria é a Lisbona e forse nel mondo il mio quartiere preferito, insieme alla Garbatella a Roma. È il quartiere dove ho scelto di vivere e dove si incrociano sin dall’antichità un grandissimo numero di culture, genti, tradizioni.
Le ex parrocchie di Socorro, São Cristóvão e São Lourenço, parte del pendio del Castelo de São Jorge sono oggi fa parte della parrocchia di Santa Maria Maior. Un tempo, furono il rifugio per molti.
Oggi, un rifugio per tutti.
E prima ancora, erano una zona boschiva e forse coltivata ad orti che guardava verso il cimitero romano e il circo, rispettivamente nella piazza Figueira e nel Rossio.
Il nome Mouraria viene dalla storia, da quando uno degli ennesimi Re ultracattolici, D. Afonso Henriques, dopo aver conquistato al-Lishbûna ad Al-Andalus, confinò quest’area della città ai musulmani e marrani.
Ma é in questo crocevia di stradine ancora medievali, sopravvissute alle ricostruzioni geometriche del Marchese di Pombal dopo il terribile terremoto del 1755, che vive un cuore pulsante di una città davvero cosmopolita.
Senza la Mouraria, Lisbona sarebbe banale. Con la Mouraria, Lisbona diventa mondiale.
I portoghesi non se ne accorgono nemmeno di questa perla, ed anche molti stranieri (specie quelli abbienti) sono assolutamente impermeabili alla sua magia.
Vi propongo qui un percorso culturale e gustativo che vi permetterà di iniziare dal Portogallo, e finire nel mondo.
Padre António Vieira dopotutto dice, in una famosa frase che trovate in azulejos poco lontano dalla Mouraria: Nascere piccolo e morire grande è diventare un uomo. Ecco perché Dio ci ha dato così poca terra per la nascita e così tanta per la sepoltura. Nascere, piccola terra; morire, tutta la terra. Per nascere, il Portogallo: morire, il mondo.
Non si capisce Lisbona senza capirne la sua anima e la sua anima, fuori dalle boutades del marketing, è proprio qui tra le vie che portano verso la Sé, tra il Rossio e il Castello.
Immergiamoci in questa lista cosmopolita e gourmet.
Non la trovate in nessun altro media, perché Vogue o Forbes non hanno il coraggio di invitare i loro lettori abbienti ad inoltrarsi in posti dove mangia la classe lavoratrice di magazzinieri, fattorini e lavapiatti.
Ma voi miei lettori siete meglio di questo. Ecco qui:
O Velho Eurico (Portogallo). Ho scritto ampiamente sia in italiano che in inglese di NKOTB e di Velho Eurico, per cui vi rimando ai post. Cibo semplice ma non simplicistico, un po’ pesante perché i ragazzi sono giovani col fegato buono, ma gustoso e imprescindibile in una gita a Lisbona. Largo São Cristovão, Mouraria.
Taberna do Calhau (Portogallo). La raffinatezza di una cucina “di prodotto” e un design di architetto. Andateci per bere bene e mangiare di gusto, e non badate a spese. Largo das Olarias, Mouraria.
Zé dos Cornos (Portogallo). Iconico. Rigoroso ordinare “piano” con patate fritte e insalata mista (ma io invece consiglio il cavolo, divino) oppure un baccalà grigliato. Beco dos Surradores, Mouraria.
Afonso das Bifanas (Portogallo) se c’è coda, non andateci e rotolate fino in piazza da Figueira da Casa das Bifanas. Se non c’è coda, provate entrambe e scegliete la vostra preferita. Largo do Caldas, Mouraria.
Tentaçoes de Goa (Goa): non c’è cucina lisboeta senza cucina d’oltremare. Goa è nel cuore e Maria dos Anjos la custode di una tradizione secolare. Se siete audaci chiedete il chouriço, e se siete audacissimi il peperoncino fritto in pastella. Rua São Pedro Martir, Mouraria.
Tasty Hut (Pakistan), per pochi spicci mangiate come in Pakistan e viaggiate nelle cucine casalinghe che funzionano come mensa per le migliaia di residenti della zona. Dove mangiano i fattorini Uber e I lavapiatti? Qui, e vi assicuro che mangiano meglio di quanto mangino gli allocchi che si lasciano tentare dalla maggior parte dei postacci della Baixa. In via di Benformoso, Mouraria.
Krua Thai (Tailandia), Un takeaway del sud-est Asiatico coi fiocchi. Cucina originale ed aromatica. Semplice e con ottime opzioni fresche e vegetariane. Il miglior boccone della via. Rua das Farinhas, Mouraria.
Hua Ta Li Supermarket (Cina), Zampe di gallina? Certo, ma anche deliziosi bao da comprare direttamente nei sacchetti di plastica per rifocillare gite fuori porta. Dimenticatevi i panini molli, queste palline di pasta saranno la salvezza degli affamati. Piazza Martím Moniz, Mouraria.
The Food Temple (Vegano), In un delizioso largo che è forse il più rappresentativo della vita comunitaria della Mouraria, in bilico tra fado e storia, c’è il primo ristorante vegano della città. Merita una sosta anche per riposare sugli scalini che formano il suo dehors, all’ombra di alberi centenari. Beco do Jasmin, Mouraria.
Lhanzou (Cina), all’entrata di un centro commerciale asiatico con supermercato, Lhanzou fa la pasta fresca sotto gli occhi degli astanti e serve piccantissimi spaghetti cinesi con carne e pepe Szechuan. Piazza Martím Moniz, Mouraria.
Taste of Lisbon (Bangladesh), una selva di colonne e un bancone pieno di dolcetti (imperdibile il budino) per un ristorante che anche lui fa da mensa per i vicini. Da alcuni detto il migliore della zona, merita una sosta. Proprietari sorridenti ed accoglienti in un luogo che sembra una moschea ma è un tempio del cibo. Via Benformoso, Mouraria.
Lama Lo (Israliano) in ebraico significa “perché no?”. E perché no, in effetti, sedersi in questo minuscolo spazio mediorientale a mangiare un piatto di freschissime verdure, hummus, melanzane fritte, falafel e una shakshuka? Per me, il miglior ristorante mediorientale della Mouraria e probabilmente di Lisbona. Via São Cristovão, Mouraria.
Caxemira (India) fino a poco tempo fa, alloggiato al primo piano di un palazzo di Piazza da Figueira ed ora trasferitosi in Intendente poiché l’edificio originale è ahimè anche lui diventato un hotel per turisti, come tutti gli edifici del circondario. Merita la deviazione, cucina casereccia ed i piatti vegetariani sono una bomba. A Oriente c’é un altro della loro famiglia, sempre col nome Caxemira.
"Non la trovate in nessun altro media, perché Vogue o Forbes non hanno il coraggio di invitare i loro lettori abbienti ad inoltrarsi in posti dove mangia la classe lavoratrice di magazzinieri, fattorini e lavapiatti." Stoccata e affondo. 😆