I Pre-Eventi
Che la Michelin in Portogallo sia forse ancora piú reazionaria ed arroccata ad un passato di gloria mai esistito ma tutto da ricreare attraverso un marketing che sa di fake era evidente nella scorsa edizione, dove gentildonne di mezza etá sono finite disastrosamente a ballare la conga in vestitini attillati in una confusione completa - unico gala dove ci sono stati invitati (Chef) che non sono stati premiati, a quanto ho visto da instagram (e mi sa che anche questa volta hanno invitato gente che non prenderá la stella, perché curiosamente in Portogallo anche i ristoranti “nominati o menzionati” vanno sul palco).
Mentre il mondo va in tutt’altra direzione, la Michelin in Portogallo celebra Il Vecchio. Vecchie idee, vecchi uomini bianchi, vecchie abitudini e vecchi vini destinati a vecchi consumatori in stato precirrotico.
Se vi aspettavate novitá e freschezza, accontentatevi del vento dell’Atlantico.
Lo spettacolo tragicomico inizia dal vino, con un dibattito su “gastronomica e vino” che direi attualissimo magari cinquant’anni fa. Sul palco, solo vecchi dai capelli bianchi, ovviamente uomini.
La solita coppia di “donne token” (una istituzionale, una del settore, entrambe drammaticamente piú giovani esponenti del gruppo altrimenti altamente geriatrico) giusto per mantenere una sorta di decenza.
Sto gruppetto di nonnetti impegnati a batter sulla solita tiritera del vino come dinamizzatore del settore turistico e gastronomico che chi si occupa di gastronomia sente come il canto di un cigno morente.
Vorrebbero, ma i loro nipoti (che ora hanno vent’anni) bevono forse vini naturali, molto piú probabilmente kombucha e cocktails. E le bottiglie da invecchiamento le venderanno, usandole come merce di scambio per comprarsi cose differenti.
E sicuramente piú salutari.
Io capisco il terrore folle delle regioni vitivinicole che producono solo grandi rossi barricati in questo momento storico, ma sembra di guardare Versailles pre-rivoluzione, e non é un bel vedere. Anzi, fa tristezza. È un’epoca che muore con i suoi protagonisti geriatrici.
Mancava solo un deambulatore sul palco, insomma.
Il Gala
La solita carovana di giornalisti (meno noti, quest’anno tra Identitá Golose in Italia ed altre kermesse in Spagna, molti dei giornalisti noti non hanno partecipato/sono arrivati all’ultimo per dire che c’erano), pochissimi stranieri, ed i soliti invitati, insomma, la solita broda.
Ho visto due foto in croce e posso affermare che i meglio vestiti erano i caretos. Non era il MET Gala, ma ho avuto un brivido di orrore in vedere certe mise.
Cristo si é fermazo a Zara.
Il negozio, intendo.
La Prima Stella a Marlene
PRONOSTICO
Come l’Oscar a DiCaprio, anche la prima stella per Marlene Vieira é un tema caldo sin dalla pandemia, e ancora di piú quando la Chef ha aperto il suo ristorante gastronomico (Marlene,) a lato del suo bistrot generalista, la classica formula di sopravvivenza che, in mancanza di grandi fondi di investimento, permette al ristorante gastronomico di sopravvivere, con quello a buon mercato che gli paga i conti.
L’anno scorso é stata beffata alla grande perché la stella é andata al ristorante di suo marito, SALA. Oh, a me piace piú la cucina di lui che quella di lei, ma ad onor del vero il servizio di sala di lei era a mio avviso migliore di quello di lui quando ha vinto la stella, per cui bah.
Sarebbe anche ora cher una donna vinca una stella, dagli anni 90 di Tia Alice le donne di questo Paese sgobbano senza alcun riconoscimento pneumatico. Machismo é dove non te lo aspetti.
Se la vince é comunque una mezza vittoria, in odore di pietá. Peccato, perché é schietta e talentuosa. Ma come ben sappiamo noi Millennails, non siamo stati riconosciuti nel nostro valore quando di anni ne avevamo meno di trenta ed ora che ne abbiamo piú di quaranta, alla calcagna abbiamo la Gen Z che scalda i motori).
RISULTATO
Ha preso la stella, ma perché non la prese lo scorso anno?
La Terza Stella
PRONOSTICO
Vincerá la terza stella Belcanto di José Avillez o Casa de Chá Boa Nova? Probabilmente nessuno dei due.
RISULTATO
Nessun tre stelle. Per mangiare a quel livello, insomma, bisogna espatriare. Oltre la fuga dei cervelli, pure quella dei talenti culinari insomma.
Le Stelle Sostenibili
Il fatto cher la Michelin non sappia bene cosa fare delle stelle sostenibili, e non solo in Portogallo, é un dato di fatto.
Ristoranti che usano pesce a km 0, ristoranti che usano carne prodotta in situ, locale, “di stagione” sembra solo un lemma formulaico, privo di qualsivoglia significato e significante.
Tra le stelle verdi, si notano:
Ristoranti che servono menu con una stragrande maggioranza di piatti e preparati a base di prodotti animali.
Ristoranti che presentano in menu carne di mucca, probabilmente la meno sostenibile fonte di cibo umano esistente, anche quella a KM0
Ristoranti che basano gran parte del menu sul pesce, che bella la tiritera sulla pesca responsabile ma anche i muri sanno che stiamo pescando troppo certe specie, e presentare solo quei quattro pesci noti (ai giurati e al pubblico)
I ristoranti vegani del Paese (come Seiva e Fava Tonka) e quelli a impazzo zero (come SEM) non appaiono neanche per caso. Non ditemi che questi ristoranti che sono quasi a zero rumenta ed usano prodotti stagionali, locali, vegetali con impatto ambientale pari a zero sono penslizzati per il servizio, perché ci sono stelle date letteralmente a random, anche se consideriamo il servizio.
In tutto questo ENCANTO di Avillez ha preso una stella verde - scandaloso che il Portogallo non avesse una stella verde a Lisbona con un ristorante plant-based di uno Chef che di fronte ha un due stelle, ma sorvoiliamo.
Stella anche ad Arkhe, ristorante lisboeta confusamente vegetariano, ma niente stella verde. Motivi imperscrutabili.
Fun fact: di Arkhe non c’era nessuno a ritirare la stella. Statement di protesta, o nave in naufragio?
Il Resto é Noia
La selezione Michelin 2024 comprendeva un totale di 167 ristoranti, di cui 39 Stelle (8 due stelle e 31 una stella), 32 Bib Gourmand e 96 Ristoranti Consigliati. Tra questi, anche 5 con il distintivo Green Star.
La selezione Michelin 2025 presenta due stelle interessanti e belle notizie: a YOSO Omakase di Chef Habner Gomes e a Grenache di Chef Philippe Gelfi: uno giapponese, uno Provenzale. Due Chef che si sono montati il loro ristorante, sono uomini onesti e a posto con la loro carriera e la loro creativitá, con ristoranti dove si mangia bene, dove sis sta bene e dove si vuole tornare. Il resto é trascurabile: niente seconda stella a Joao Oliveira in Algarve (perché? Che deve fare di piú?) e nessuna altra donna premiata oltre Marlene - eppure talento femminile in Portogallo ce ne sarebbe da premiare, a cominciare da Ana Moura di Lamelas a Porto Covo. Ma insomma. Nota stonata: ma perché 2Monkeys ha (ancora) una stella?
No Etnici
Curiosamente, anche in Portogallo gli Ispettori sembrano non avere la minima intenzione di travalicare i confini della culinaria locale-banale.
Mentre in Francia ed Inghilterra ci sono ristoranti “etnici” censiti dalla Michelin, in Portogallo - forse il primo Paese a creare il melting pot, sin da prima della “Reconquista” - la Michelin disdegna qualsivoglia esempio, anche come Bib, di cucina che non sia di matrice luso-iberica.
Niente Goa, Macao, Cina, India, ma anche niente Brasile, niente Angola, Mozambico, niente di niente. Un po’ di Giappone, ma perché Omakase fa chic.
Peccato, occasione persa.
Oltre alla sostenibilitá e la tradizione e l’innovazione magari si puó iniziare a guardare lateralmente, a est, a sud, e a sud-ovest.
Sono certa che questo snobismo e bianco-eurocentrismo gli si rivolterá presto contro.
Cosa c’é di Notevole, in Alternativa
Se anche a voi l’idea di sprecare ore del vostro tempo a farvi spiegare come funziona il nostro ristorante, a mangiare piccoli piatti da dividere, a farvi riempire i patti di pesce comprato al supermercato, ci sono comunque alternative valide per sfuggire sia alla Micheli, che al suo circo mediatico.
Tia Alice, Fatima
Per un classico, che piú classico non si puó: Tia Alice é stata la prima donna Chef portoghese a veder riconosciuta una stella Michelin al suo ristorante. Se ne continuano a dimenticare le organizzatrici di questo evento che continuano a ripetere che Marlene é la prima. Cute, but not.
Ora serve cibo casalingo “della domenica”: minestra del giorno, baccalà gratinato, carni in guazzetto, verdure al forno e una lunga lista di dolci tradizionali come la torta di noci.
Prado, Lisbona
Prima che i “piccoli piatti da dividere”, le fermentazioni, ed i piatti basati sul prodotto stagionale e farm-to-fork, zero-waste, vini naturali, etc diventassero la banalità dell’offerta contemporanea; Antonio Galapito da Prado stava giá facendo tutto questo.
Invece che provare una delle infinite piú o meno copie (da SEM a Ciclo, da BouBou a Terroor e ad una infinitá di altri), tornate da Galapito, perché anche se é arrivato per primo, non si é mica fermato lí dove altri arrivano ora.
Alameda, Faro
Un ristorante cittadino e milanese in un posto pacchiano stile Costa del Sol quale é il centro dell’Algarve. Si mangia bene, si sta bene, fuori dal caos di villeggianti in braghette e flipflops, e si mangia locale, mediterraneo, algarvio. Diverso dal resto, eppure uguale, anche se un po’ meglio. Amichevole per il portafogli, non costringe a mettersi in ghingheri ma impone un dress code urbano.
Lamelas, Porto Covo
Ana Moura lavora il mare, la terra ed il campo nella graziosa Porto Covo, dove inizia il Trilho dos Pescadores. In un ristorante sopra il porticciolo, serve una decina di tavoli con prodotti locali, stagionali, genuini e preparazioni tradizionali, ma con tocco di Chef. Buono, fragorosamente familiare (in sala mamma e papá spesso danno una mano), con ottimi cocktail e una boa onda un po’ California chic, da godersi in santa pace.
Seiva, Porto
Vegano, zero waste, stagionale e assolutamente creativo. Uno Chef che ha visto il mondo e ha portato ció che ha iumparato nelle tecniche estreme che usa per far fare ai vegetali quello che vuole. Anche sembrare carne, sangue, budella e trippa.
Un salto nel futuro, a pié pari.