Novembre non è mai stato nella mia lista dei mesi preferiti, ma da quando mi sono trasferita in Portogallo, ho trovato una ragione che lo rende più tollerabile: il cozido à portuguesa che si serve come pasto riconfortante nelle domeniche d'inverno.
Anche se, come quest’anno, pare aprile.
Una pentola fumante
Per inaugurare il mese, siamo andati a trovare i nostri amici di Vale da Capucha, una azienda vitivinicola che produce vini naturali e gastronomici di alta qualità.
I loro Fossil, Clima e Arinto sono tra i miei preferiti. Le loro uve d’elezione sono Fernão Pires e Arinto, ma anche Viosinho, Arinto, Gouveio, Antão Vaz e Alvarinho, e per i rossi Touriga Nacional, Tinta Roriz, Castelão e Syrah.
Dall’Italia potete trovarli via Portugal Vineyards, ma sono in carta anche nel piccolo gioiello gardesano di Casa Leali.
Ma torniamo al cibo!
Durante i mesi freddi a Vale da Capucha organizzano per gli amici dei bei pranzi in cantina, 35€ a testa che includono antipasto, cozido a buffet, caffè e dessert anch’esso a buffet.
Pedro e suo fratello aprono magnums per gli amici, ma tutti gli ospiti sono caldamente invitati a portare bottiglie da dividere con i vicini di posto, e le lunghe tavolate così si animano di conversazioni enologiche e nuove amicizie.
Big in Japan
Novembre è stato anche un mese di carissimi saluti: lo chef e sushiman Lucas Azevedo ha lasciato la sua postazione presso la barra di Praia no Parque dopo tre anni di servizio eccellente.
A Lisbona, Lucas è una delle maggiori referenze per quanto riguarda la preparazione di cucina giapponese di qualità. Ha lavorato presso il ristorante Bonsai, nel passato, poi si è spostato su un progetto pop-up in Bairro Alto (Izakaya Tokkuri) con lo chef trasmontano Vitor Adão.
Finita questa avventura, è stato in pop-up presso il negozio di Sake Sakemico fino alla pandemia, e da lì è passato a Praia. La sua permanenza dietro questo bel bancone si è conclusa con un ultimo e perfetto Omakase con sapori d’autunno ed un purin che rimarrà nella memoria di tutti.
Ora che Sakemico ha cambiato sede, Lucas ha organizzato un pranzo per i clienti affezionati da Sakemiko: é stato molto bello poter provare una “cucina di mercato” nelle salette di questo spazio dove si degusta saké premium e si mangiano stuzzicherie.
A Lisbona comunque non mancano i luoghi dove mangiare sushi e cucina giapponese, ma la mia lista di preferiti é ristretta: amo andare da Kabuki, da Koji e da Go Juu per sushi e sashimi, da Tasca Kome per un pranzo veloce, e da Ajitama per un ramen riconfortante. Faremo un bel giro per la cucina giapponese a febbraio!
Scampagnate fuori porta
Con l’inizio dell’autunno e le foglie che si ingialliscono aumenta la mia voglia di scampagnate: non è più così caldo e si possono seguire dei bei percorsi pedestri alla scoperta della natura portoghese.
Per cui, armati di scarponcini da camminata e giacche a vento siamo andati a passare qualche giorno tra la costa alentejana e l’Algarve occidentale.
Abbiamo fatto campo base nel bellissimo hotel rurale Craveiral farmhouse, un villaggio diffuso immerso tra orti, campi coltivati e tantissimi animali da cortile: svegliarsi con il sole e il raglio dei simpatici asinelli locali è stato rilassante e riconfortante.
Consigliato, consigliatissimo se siete alla ricerca di una full immersion nella natura e nell’agricoltura rigenerativa.
Consigliato anche un pasto nel ristorante, un vero farm-to-table con cucina fatta nel fuoco a legna e deliziose verdure saltate, “pica-pau” di carne di allevamento locale e deliziosi gelati artigianali.
Abbiamo seguito il percorso di circa 7 km suggerito da Rapariga Caminhante; una pioniera del trekking sul territorio lusitano che documenta i suoi percorsi e li riporta nella comoda app Walkbox.
Visto che eravamo in zona, siamo andati a trovare il nostro caro amico chef Ze Pinheiro che da più di vent’anni milita con il suo ristorante A Eira do Mel come baluardo occidentale del movimento di SlowFood.
Ossessionato con il prodotto, serve perceves e ostriche di primissima qualità e il suo piatto forte, la cataplana algarvia, qui usa ingredienti locali come il polpo e le spezie.
Divino, e per dirla alla Michelin, vale il viaggio.
Di questo ristorante ho scritto:
Il mio ristorante “del cuore” in Portogallo è a Vila do Bispo, in Algarve vicino Sagres. È il ristorante la cui cucina mi trovo a desiderare quasi visceralmente. La sogno la notte, per dire. Lo chef e cuoco Zé Pinheiro è un uomo ruvido e rustico nelle parole e nei modi, come la natura delle aspre scogliere circostanti. Sotto questa crosta però c’è un cuore d’oro e un sentimento culinario come pochi: sente la cucina, gli ingredienti, la natura attorno. Pochi come lui. La sua cucina, senza giri di parole, è sublime. Al contempo riesce ad essere una pura espressione del territorio ed una congiunzione di tecniche raffinatissime. Francesi, alte, e anche millenarie, “basse”, caserecce. Tutto a fuoco lento e poi finalizzato con rapidi gesti esperti. Una fissazione maniacale per il prodotto, un’attenzione miniaturista al dettaglio, una sapienza millenaria di combinazioni di spezie, erbe e sapori.
Cosa ho letto?
Questo mese ho girato un bel po’ in macchina, per cui il tempo per leggere non è stato moltissimo. Però sono riuscita a leggere “A che ora si mangia” di Alessandro Barbero.
Ho anche letto il divertente libro di Christina Makris “Aesthetic Dining. The Art Restaurant Around the World” anche se non me la sento di consigliarlo poiché nel capitolo sui ristoranti italiani parla di Del Cambio e dice di aver mangiato vittelo tonnato (sic!) e taglierini al truffo (sic! due volte, e mi sono anche preoccupata per una che ingerisce taglierini!), e non ho ben capito come questi errori così grossolani possano essere finiti in stampa in un libro cosí caro come prezzo di copertina e pretenziosamente raffinato.
Chissà se ce ne sono altri. Di errori, non di libri pressapochisti e wannabe-chic-pretenziosi.