Ottobre in Portogallo é un mese bellissimo, specialmente se avete intenzione di passare qualche giorno nella capitale: a Lisbona infatti la temperatura é mite (io giro tranquillamente in maniche corte di giorno), e la sera rinfresca, garantendo sonno riposanti senza vento.
Nelle ultime settimane ha piovuto molto, dopo mesi e mesi di siccità e passeggiare nei parchi o in luoghi pieni di alberi come il Giardino Botanico di Lisbona é davvero una gioia.
Se siete da quelle parti, il biglietto costa pochi euro e la passeggiata nel parco é rigenerante come contrappeso al caos cittadino.
Come ricompensa per la sgambata (il giardino é situato in una zona collinosa) c’é in serbo una pausa al mio caffè preferito: Bettina Corallo, dove servono espresso italiano fatto a regola d’arte ed accompagnato alla perfezione da un quadratino di cioccolato a scelta.
Tra qualche mese nella newsletter parlerò di caffè e di cioccolato, per cu se siete interessati potete aiutare questo progetto e sostenermi, iscrivendovi alla newsletter oppure con un abbonamento premium.
Cosa ho fatto questo mese?
Piú che altro ho viaggiato fuori dal Portogallo: siamo stati una settimana in Trentino a raccogliere funghi e fare lunghe camminate, approfittando dei pochi turisti e delle temperature miti di questo autunno poco convenzionale. Ho mangiato sempre a casa, approfittando dell’insolito bel tempo, con picnic improvvisati sull’erba.
Siamo stati in Inghilterra per la prima volta dopo la Brexit ed abbiamo mangiato da Manthan a Mayfair, da Behind (che ha preso la prima stella Michelin in 20 giorni di apertura) e da Claridge’s per un “Sunday Roast” pressoché perfetto.
Siamo andati in gita fino in Galles a provare Ynyshir, un ristorante che sta giá rivoluzionando la gastronomia di alto livello. Ne sentirete parlare, forse più di Faviken e Noma.
Poi, un breve stop in Belgio, ad Anversa: uno degli spot segreti per mangiare cucina ebraica (da Hoffy’s) e la meravigliosa cheesecake polacca di Heimische bakery. Non ho resistito ad un hamburger senza bun e alle patatine fritte di Five Guys, ed ho visitato Graanmarkt 13 per cena e MouCafé, il suo spinoff museale presso il museo della moda.
Di ritorno a Lisbona ho provato per la prima volta gli hamburger vegetariani di Ameaça Vegetal, un progetto di “dark kitchen” seguito dallo Chef Diogo Noronha del fu ristorante Pesca.
Sono passata a trovare María, la proprietaria del mio ristorante Goese preferito (Tentações de Goa) in Mouraria. Il mio piatto preferito qui é il piccantissimo balchão de camarão, una pasta di gamberi, teste e piccante da far girare la testa. Lo sapete che a Lisbona ci sono ristoranti goesi ed indiani ottimi? Per me, passare da Lisbona senza assaggiare questa cucina che tanto contribuisce alla gastronomia portoghese é impossibile. Bastano un samosa (chamouça) speziato e una bebinca (torta alle spezie e latte condensato) per farci viaggiare magicamente nel tempo delle vie navigazioni oceaniche!
Cosa ho letto questo mese?
Lunghe ore di aereo e permanenze in aeroporto mi hanno permesso di leggere un bel po’. Hoi letto un bellissimo libro sul ruolo dello zucchero (Sweetness and Power: The Place of Sugar in Modern History) e del suo commercio nella storia del capitalismo mondiale.
È un libro molto interessante che ripercorre la storia globale dello zucchero e con essa l’evoluzione di equilibri commerciali e potere degli Stati.
Una lettura super attuale anche perché lo zucchero é un ingrediente di cui parleró in una delle prossime newsletter premium.
Mentre ero in Italia ho letto anche “Denominazione di origine inventata” di Alberto Grandi, professore dell'Università di Parma, che svela quanto marketing ci sia dietro lo strepitoso successo dell'industria gastronomica italiana, e quanto poco di tradizionale ci sia in certi prodotti che consideriamo identitari.
È piú rappresentativo dell’italitanitá tradizionale un Pan di Stelle, oppure un formaggio che viene prodotto da una ricetta moderna - spoiler: il Parmigiano Reggiano?
Consiglio di regalarlo un po`a tutti, specie in questo clima in cui si inizia a parlare di sovranitá alimentare, e rivedere i nostri paradigmi.
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