La gastronomia dei libri: il vitello arrosto di Gervasio Lobato
Una saga familiare dall'ilarità irresistibile. Quando anche le gag viaggiano tra lingue e culture.
Lisboa em camisa è un’opera divertentissima dello scrittore portoghese Gervasio Lobato. Purtroppo non esiste ancora un’edizione in italiano (speriamo che Tuga Edizioni sopperisca a questa mancanza!).
Il libro è composto da una serie di capitoli che raccontano la vita familiare di due vicini di appartamento della baixa Pombalina di Lisbona, e delle loro disavventure causate dalle rispettive turbolente famiglie. La modesta famiglia Antunes, originaria dell’Algarve, si stabilisce nella Rua dos Fanqueiros vicino alla famiglia del Consigliere Torres e delle sue figlie in età da marito.
La storia, di una comicità senza eguali, è veramente bizzarra: i personaggi si comportano in modo assurdo e viene messa a nudo tutta la meschinità degli azzeccagarbugli, dell’ascensore sociale, delle consuetudini stantie. Lobato sarebbe potuto bene essere amico di Gozzano quando ride del loreto impagliato. E nel suo stile leggero, ironico e velenoso, me lo ricorda molto.
Il libro inizia in grande, presentandoci Giustino, uno dei protagonisti: “Il Signor Giustino Antunes era molto triste per non essere diventato papà. Si era sposato quattro anni prima in Algarve con una ragazza di diciotto anni figlia dell’amministratore comunale, molto ben dotata: suonava il piano, ricamava con l’oro e cantava la Traviata in italiano. (…) Ma di bambini, nemmeno l’ombra”. Il libro quindi inizia con la lieta novella: finalmente nasce il primogenito tanto atteso, e si deve preparare una grande festa.
È uno spaccato di vita quotidiana nella Rua dos Fanqueiros a Lisbona, una strada oggi della Baixa pombalina percorsa da tuktuk per turisti e piena di negletti di ciarpame, ma un tempo sede di dimore di una buona borghesia operosa.
Grande protagonista di uno dei capitoli più esilaranti del libro infatti non è il piccolo battezzando, ma piuttosto diventa suo malgrado uno sfortunatissimo pezzo di arrosto di vitello che non solo va e viene dalla cucina, ma ha varie fini tragiche ed epiche, quasi più delle molteplici morti e rinascite di un fagiano apparentemente portato dalla corte del re che finisce dopo molto girovagare in una pattumiera.
Un battesimo tutto da ridere
Indaffarato, Giustino legge ad alta voce la lista della spesa per l’imminente festa per il battesimo del suo tanto desiderato primogenito: Due germani reali, un grosso nasello pescato al largo, due chili di vitello, dei pollastri da arrostire, otto teneri polli da fare in fricassea, una grossa lingua di bue, olive, tanto cavolo lombardo, tante carote, tante rape: una valanga di verdure per fare un buon stufato (cozido), l'ideale culinario (p. 46).
La giornata inizia malissimo, con la cuoca tuttofare di casa, Angelina, di cattivissimo umore: scombussolata dal trambusto e dai preparativi per le feste, di lei il padrone sconsolato dice che è abituata a fare ogni giorno la solita minestra, la solita carne bollita, il solito risottino - al che il suocero, infuriato per la mancanza di cibo, gli ribatte che la tal minestra é un’acqua di risciacquo che nessuno può mandar giù (p. 49).
Ma perlomeno c’è sempre il caffellatte della colazione che aiuta, che tutti consumano religiosamente a tavola accompagnandolo con del pane. Non cambia nulla ai giorni nostri: meia de leite o galão sono, insieme al pane tostato col burro, una colazione tipica e desiderata qui in terre portoghesi. Un po’ come il nostro caffè e cornetto. Ops, brioche, che io son del nord.
Dopo la cerimonia, gli invitati iniziano a dar segni di sconforto al banchetto tanto atteso che non arriva, ed un imbarazzatissimo Justino che non pare tanto padrone in casa sua tenta di far capolino in cucina a vedere come stanno le cose, spronato dal suocero e dalla teoria che quanto più aspettano, questi ospiti più mangeranno. (p.87)
Finalmente si va a tavola! Sulla credenza fanno bella mostra su delle alzate i dessert, ed è interessante vedere che in cent'anni non è cambiato molto: al battesimo del piccolo Antunes si servono soupa dourada, leite creme, arroz doce e una lampreia de ovos:
La zuppa dorata (soupa dourada) é un dolce a base di zucchero, una trentina di tuorli d'uovo (!), mandorle e pan di Spagna, ed é aromatizzata con acqua di fiori d'arancio e decorata con frutta candita.
Del leite creme (latte alla portoghese, secondo l’Artusi) abbiamo dato la ricetta artusiana qualche mese fa qui sul blog.
L’arroz doce é il riso al latte di cui parleremo a giugno nel capitolo dedicato al riso in Portogallo sempre qui sul blog.
La lampreia de ovos é un simpatico dolce fatto di fili d’uovo allo zucchero, arrangiati in foggia di biscione.
Il banchetto inizia quando tutti gli ospiti si siedono, ed arrivano delle croquetas.
In Portogallo le crocchette di carne sono speciali, diverse dalla versione spagnola (in cui bassamente si impana e frigge un cucchiaio di besciamella con dei cubetti di prosciutto).
Qui le crocchette sono più carnose, e le mie preferite rimangono a pari merito quelle di Gambrinus, da mangiare rigorosamente al bancone, accompagnandole con la mostarda Savora, specialità portoghese un po’ più dolce della mostarda francese, e quelle davvero deliziose, vegetariane agli spinaci della Padaria Portuguesa.
Le crocchette ahimè finiscono in un baleno, anche perché gli invitati se ne riempiono le bocche senza ritegno. Chiamata la cuoca per farsene preparare altre, la piccante signora risponde berciando al padrone di casa che con la misera quantità di carne che le aveva fatto comprare non poteva fare miracoli.
L’arrosto di vitello va e viene senza un perché e soprattutto senza arrivare ai commensali: cade in terra per colpa di uno sbadato impiegato domestico gallego che si dimette e poi torna a implorare lavoro, rovinando la cena e la digestione a tutti con le sue pantomime.
Quando alla fine il terribile arrosto arriva di nuovo in tavola, dopo aver vagato per la casa, ormai privo della salsa che lo accompagnava irrimediabilmente sparsa in terra, la fame della compagnia é tanta che, nonostante le peripezie, viene divorata in cinque minuti.
Dopo che i commensali avevano già spazzolato i dolci, arrivati in tavola prima dell famigerato arrosto.
La cena volante
Un’abitudine scomparsa anche da noi, la cena volante che segue il “pranzo” (inteso come cena, dove per colazione si intende il nostro attuale pranzo) é un’altra scena epica del libro di Lobato.
La disastrosa cena di battesimo, conclusasi in arrosto di vitello, ha lasciato spazio al ballo e ai giochi da tavola di una soirée propria per i tempi. Nonostante le proteste dei vicini del piano di sotto, contrariati dal trambusto sul parquet che - allora come oggi - divide solo sottilmente le case del centro di Lisbona, la festa continua.
E come non servire una cena volante agli affamati ospiti, incalza il terribile suocero di Giustino Antunes? Il povero neo-papá impallidisce: aveva pensato di servire un tè, ma il suocero burberamente lo riprende davanti alla figlia e alla moglie, dandogli dell’inetto che vuole far passar vergogna alla famiglia, servendo acqua chilra. Il povero Giustino capitola per amore della reputazione della famiglia.
Indeciso su dove andar a comprare il necessario, pondera di visitare l'italiano Baltresqui: un famoso pasticcere, che aveva un negozio nell'attuale Rua Garrett e anche in Rua do Ouro. Al giorno d’oggi non esiste, ma la pasticceria e panetteria francese Marie Blachére ha aperto sua in Chiado (nella piazza Camoes) sia nella Baixa in Rua Augusta.
Corsi e ricorsi storici, forse oggi Giustino andrebbe proprio lí e magari sceglierebbe una torta tropezienne per essere chique a valer.
La ceia arriva con un festoso scampanellio.
Piccole crocchette, infilzate sugli stuzzicadenti, ostriche fritte, tramezzini di vitello e prosciutto con macchie gialle di senape, il tutto adagiato ordinatamente su piatti bianchi dai bordi dorati, una cena che era stata ordinata da un brasiliano grasso e sanguigno, che si era sposato quel giorno , ma che alle 7 del pomeriggio era stato colpito da apoplessia, non potendo così usufruire né della cena né della sposa. (p. 123)
E non solo: vengono anche dei piccoli panini con chouriço, delle golosità non proprio salutari ma che si possono assaggiare anche loro nelle panetterie un po’ dappertutto - meglio se riscaldate.
Se durante la cena seduta si era servito del vino di Porto, la cena volante vede servito del Madeira: e volante la cena lo diventa davvero letteralmente, perché in un’altra memorabile scena, il cameriere viene travolto dal nipote del povero Giustino, mandando in frantumi una bottiglia e sparpagliando delle crocchette che stava portando su un vassoio.
Le disavventure continuano
Dopo il battesimo, le peripezie continuano. Ma proseguono anche le menzioni notevoli ad abitudini alimentari tipiche: come quella del consigliere Torres, l'illustre vicino di Giustino e delle sue irrequiete figlie, che pasteggiano con del queijo flamengo (una specie di Edam) per finire un pasto.
Mentre Torres cerca (invano) di distogliere le attenzioni affettuose che si stanno sviluppando tra la sua figlia più turbolente, Sabina, ed il capo di Giustino, il dottor Fromigal, arriva in casa Torres uno sgradito regalo che non può essere rifiutato: un pezzo di cervo proveniente da una caccia reale.
Il nauseabondo e sanguinolento involucro inizia per una serie di viaggi tra vicini e conoscenti che lo omaggiano a turno al prossimo malcapitato, finendo di nuovo a notte inoltrata dal povero Torres, cui tocca l’arduo compito di disfarsene definitivamente.
Ma le astute figlie di Torres, in combutta con gli Antunes, riescono a fare in modo che i piccioncini si vedano. Con un escamotage, organizzano una serata dai vicini (cui il severo Torres acconsente, poiché gli permette di non tirar fuori un soldo), cui però fa seguito una soirée dai Torres, in cui il consigliere si spazientisce: è di cattivo umore per via dei pasticcini finissimi, costati una fortuna (mais caros um pataco em quilo).
Ma il suo malumore non é destinato a placarsi: le furbissime figlie hanno fatto in modo da riuscire a metterlo all’angolo, ed acconsentire al matrimonio della figlia ribelle Sabina con il detestato Fromigal!
Lisboa em camisa, Gervasio Lobato per Guerra e paz editore. Un libro che consiglio a tutti quelli che si vogliono avvicinare all’ironia portoghese e alla letteratura degli anni d’oro della Baixa Pombalina.