Recentemente sono stata in ferie per qualche giorno con degli amici portoghesi in Italia.
Siamo stati a mangiare fuori un paio di volte.
Per i portoghesi la dieta mediterranea fatta di cereali e verdure e in minima parte derivati animali, è una dieta considerata pesante.
Mangiare pasta a molti di loro sembra uno sgarro alimentare, e invece per loro il riso è un contorno e rimangono sconvolti che perché da noi i piatti di riso (risotto, ma anche riso al forno) sono considerati alimenti che costituiscono una intera portata.
Non parliamo poi dei dolci con la marmellata: per noi italiani, specialmente al nord, una crostata fatta in casa è forse il dolce meno calorico e più “sano”, specie limitando zuccheri e burro.
Mente i portoghesi, “scottati” dall’estremo uso di zuccheri (e uova) nella loro pasticceria, spesso sono reticenti ad assaggiare i nostri non-troppo-dolci.
Penso alla reticenza che ho sempre io dinnanzi ai sempiterni dolcetti di zucchero e uovo portoghesi, di cui non vado matta e che so o sempre invariabilmente stucchevoli e dolci.
Uguale, no?
Peccato che i pasteis de nata e simili, siano gli unici che i turisti arrivano a conoscere!
Perché invece ci sono delle vere meraviglie se si cerca un po’: i miei dolcetti preferiti sono ad esempio delle “broas fervidas”, biscotti morbidi fatti di miele, cannella, garofano, pepe e noci, o delle broas in generale, biscotti secchi dalla ricetta antica.
Questo per dire cosa?
Mi è sempre utile vedere come gli altri interpretano la nostra gastronomia, perché mi permette di vedere da fuori le nostre abitudini ed estrapolare usi e costumi per le mie analisi in Portogallo.
Vedere “da fuori” i nostri usi e le nostre abitudini mi aiuta a capire come mai, ad esempio, i portoghesi si siano letteralmente innamorati di una versione del tiramisù “alla brasiliana” come dico io, ossia servito con tantissima crema di mascarpone molto morbida dentro un cilindetto di plastica, che una volta rimosso crea un effetto “lava”, con la crema a coprire tutto.
Ovviamente sbilanciato nei sapori, ma é quello che qui va per la maggiore ed in molti ristoranti “very typical” viene servito con (troppo) orgoglio patrio.
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Da turista a Lisbona ho ovviamente dovuto assaggiare i pasteis. La cosa interessante e' che la prima volta che li ho visti e' stato in un ristorante cinese per Yum Cha qui in Australia. Non mi interessa chi li abbia fatti prima, sono solo contenta di vedere popoli e culture convivere sulla tavola. Tranne Alfredo e tutto cio' che ha contaminato.