Tornare a studiare: giornalismo gastronomico
In autunno si torna sui libri e si ricomincia a studiare.
The Foodie Studies
Da qualche mese sono di nuovo sui libri: mi sono iscritta al Master in Giornalismo Gastronomico di The Foodie Studies in Spagna.
Il master è online, ed ogni anno si apre a 10 aspiranti comunicatori della gastronomia che gravitano nella sfera linguistica spagnola.
Con me in questa avventura ci sono vari rappresentanti di diverse culture, oltre quelle iberiche. Siamo un bel pot-pourri, con diversi interessi e background e pieni di progetti interessanti. Vi parleró ancora di loro e della nostra avventura studentesca.
Non siamo solo libri e studio, ci divertiamo un mondo anche a prendere graziosamente poco sul serio i grandi vecchi della gastrocritica iberica e le loro colazioni…
La Direttrice del Master, la Professoressa Yanet Acosta, ci tiene in linea con una programmazione ferrea ma soprattutto con una serie di lezioni che ci tengono incollati allo schermo.
Non vorremmo che finissero mai - ed infatti, siamo sempre in ritardo e finiamo rigorosamente tardi.
Abbiamo guest lecturers d’eccezione come Marc Casanovas, Lakshmi Aguirre, Curro Lucas e Lena Yau.
Finora ci siamo messi in gioco a scrivere una critica gastronomica (di Smoked Room a Madrid), una contestualizzaione di un ingrediente (il cuscus trasmontano portoghese), un reportage (sulle anemoni di mare), ed un racconto gastronomico (sulle galline portoghesi). In realtà noi studenti stiamo aspettando trepidanti di poterci scambiare i vari scritti, una volta che saranno riveduti e corretti con le indicazioni dei prof. Siamo un gruppo tanto eterogeneo ma tanto interessante!
Come bonus, miglioro il mio spagnolo, mentre apprendo nuove tecniche giornalistiche che, durante il mio periodo di lavoro come reporter al giornale, ormai moltissimi anni fa, non ero riuscita ad affinare.
E come se non bastasse, sto costruendo la mia voce come scrittrice gastronomica.
Una voce unica e personale, perché è la mia.
Giovani barbari
Ogni settimana il Master ci mette alla prova: abbiamo compiti a casa, articoli e libri da studiare. Ad ognuno di noi è assegnato un tutor che ci segue durante tutto il corso e che ci aiuta ad indirizzare le nostre forze verso la creazione del progetto finale.
Il mio progetto finale é la scrittura di una mini guida turistica narrativa, un percorso gastronomico in giro per il Portogallo, basato su alcune pietanze desuete…come per esempio il couscous di qui, il cusco di cui parlerò anche qui in newsletter a dicembre!
La sfida piú grande di questo master é peró quella di creare una vera e propria generazione di gastronomi, autori, scrittori e censori che siano in grado di cambiare la narrativa gastronomica.
Lo aveva auspicato qualche mese fa
nel suo meraviglioso scritto Los jóvenes bárbaros: Tres retos para una nueva generación de autoras y autores gastronómicos para que, de una vez por todas, se coman el mundo.Qui mi permetto di portarvi un po’ dell’articolo, tradotto da me e spero l’autore non me ne voglia - tradurre é sempre tradire, dopotutto, e la lettura in lingua originale riesce sempre a dare nuances che un traduttore raffazzonato come me non riesce.
Ma insomma, DOVETE leggerlo anche voi e se non sapete lo spagnolo, ecco qui:
“Qui pensiamo - con più o meno ragioni - che la comunicazione gastronomica in Spagna sia, in generale, almeno anonima: chef e ristoranti, ristoranti e chef e via di nuovo. E nemmeno la facciamo particolarmente bene. Tante ricette e recensioni di prodotti e produttori, in particolare vini, formaggi e oli. E per dirla in breve, per non insistere su ciò che ho già detto mille volte - siamo sempre tutti amici come prima. Tutto ridotto al più puro e semplice edonismo, al foodiesmo, quando non al pacchiano...”
Si legge qui una situazione drammaticamente uguale a quella portoghese e italiana, dove imperano i tagli di agenzia di comunicazione e una generale mancanza di idee.
incalza e dice che (fortunatamente, aggiungo io):“C'è un fantasma che percorre le bozze delle produzioni gastronomiche giornalistiche e letterarie e che a poco a poco si insinua in quelle fessure che i soliti portavoce lasciano libere.
(…)
Parlo di un fantasma e dovrei parlare di fantasmi, perché mi riferisco a una generazione ben nutrita di giovani scrittori gastronomici che, se questo fosse un paese normale, al parlare di gastronomia, ce li ritroveremmo fin nella zuppa.
(…)
Parlo di generazione e non di gruppo perché non costituiscono un'unità, ma dovrebbero. Si conoscono e io so che alcuni di loro hanno legami di amicizia, ma hanno abbastanza cose in comune per diventare e diventare un gruppo in quanto tale, come tanti altri nella storia della produzione intellettuale, artistica e letteraria. Il nostro gruppo gastro di Bloomsbury, i nostri giovani barbari.
(…)
Al di là dell'abbondanza di talento che hanno, il loro sguardo li definisce e li unisce. Quella cosa che è così importante e così difficile quando ci si dedica a scrivere e comunicare, qualunque cosa accada. E il loro è tremendamente impegnato, sociale, politico, storico, culturale e appassionato. Terribilmente contemporaneo. E, soprattutto, colto.
(…)
In ogni caso si tratta di un gruppo di autori che non si sono mai seduti ai tavoli di El Bulli, né frequentano ogni stagione le sale di ristoranti più venerati del momento, perché la loro visione gastronomica va ben oltre, e sono su un altro cammino. Se ci intrufolassimo nelle loro case e aprissimo i loro frigoriferi vedremmo che i prodotti della loro dispensa vengono da molte altre culture gastronomiche e se cercassimo tra i libri nelle loro biblioteche, troveremmo molto di più del sanctum sanctorum del Cunqueiro, Pardo Bazán, Luján e altri.
(..)
Non mangiano caviale e non se ne vantano perché non possono permetterselo, né sono interessati a farlo. Non siedono nei tre stelle Michelin - questo li interesserà sicuramente, ma ancora una volta la precarietà è già nota - perché in fondo preferiscono ficcare il naso in altre necessità, pur sapendo che gli costerà molto di più vendere i loro testi. Sono eroici, senza dubbio.
(…)
Figli del loro tempo, leggono molti più autori dall'altro lato dell’Atlantico di qualsiasi altra generazione di autori gastronomici. Più MFK Fisher e meno Curnonsky. In generale leggono molto di più e di più di qualsiasi altra generazione di autori gastronomici. E puoi vederlo. E così evidente. Molti di loro sono passati attraverso The Food Studies, quindi merito e riconoscimento per Yanet Acosta”
Ecco, leggere un’elegia cosí viscerale per il percorso che la Prof ci sta aiutando a fare, leggere che potremmo anche noi sommarci a questa generazione barbara e di frontiera forse piú che di avanguardia, leggere parole cosí apre il cuore, la mente, e l’anima.
Grazie, Yanet, per tutti quello che ci regali giorno dopo giorno. È forse anche per questo che siamo tutti, assolutamente, motivatissimi.
Siamo esortati giorno dopo giorno, articolo dopo articolo, lezione dopo lezione a cambiare paradigma, ad inventare un nuovo mondo gastronomico. Per dirla come Thomas Kuhn, non dobbiamo liberarci solo e semplicemente dei paradigmi correnti, ma dobbiamo rivedere “l'intera visione del mondo nel quale la teoria esiste e tutte le implicazioni che ne derivino”.
Lo abbiamo scritto qui, parlando della cerimonia Michelin di quest’anno, ma vale sempre ed è quello che sto cercando di fare anche io nel mio piccolo, con questo spazio online.
Lezioni e naufragi
La prima lezione del master, ormai all’inizio di ottobre, si è tenuta durante il giorno che celebra la Spagna e la lingua spagnola.
Per l’occasione, la Direttrice ci ha invitati ad un esercizio inconsueto che peró ci ha infilati a grande velocitá nello “spirito” di questo Master - e che vi fa capire esattamente cosa si intende con generazione barbara che riesce ad andare piú in lá di quello che é visibile ai piú.
L’esercizio é stato quello di leggere un libro non gastronomico in chiave strettamente gastronomica.
Aprire la mente.
Per questo esercizio é stato scelto l’incredibile Naufragi (Naufragios y relación de la jornada que hizo a la Florida) Álvar Núñez Cabeza de Vaca e pubblicato nell'ottobre 1542.
Il libro racconta una dettagliata relazione degli otto lunghi e difficili anni di viaggi nel Golfo del Messico e della sfortunata spedizione di Pánfilo de Narváez in Florida, che l'autore scrisse al Re di Spagna Carlo V dopo essere tornato in Europa nel 1537.
L'opera è scritta in uno stile molto asciutto e scarno, quasi come se l’autore contasse ogni parola, e racconta gli anni di avventure e sofferenze d'ogni genere, battaglie, naufragi, catture, carestie e fame, inclusi ben nove anni in cui l’autore rimase prigionieri presso varie trubú piú o meno benevolenti di Nativi americani.
Nel libro, l’ingrediente gastronomico principale é la fame che i protagonisti passano continuamente, insieme al freddo e alle percosse degli indigeni. Dopo che i loro navigli sono naufragati e dopo che non ci sono più cavalli, che finiscono presto per diventar bistecche, la vita diventa durissima per i “conquistadores” tra freddo, fame, indigestioni di fichi d’india, e mangiate di molluschi e radici poco nutrienti.
Ci siamo divertiti davvero un sacco ad analizzare con lenti gastronomiche un testo di questo tipo, ed abbiamo avuto la fortuna di avere tra di noi sguardi e prospettive differenti: dall’Ecuador al Messico, dall’Italia al Marocco, dalla Spagna al mondo. Abbiamo un bellissimo cammino davanti. La nostra chat di Whatsapp è sempre attiva con suggerimenti, libri, film, articoli.
Leggere questo libro mi ha fatto conoscere una realtà specifica dello sguardo colonialista di quel tempo in cui le cosiddette scoperte erano agli inizi, e le disavventure di Cabeza de Vaca a distanza di molti secoli hanno anche dei risvolti comici.
Perché la dose di sfortune non deve essergli bastata: nel 1540, Cabeza de Vaca torna infatti in sud in America, sbarcando nell’isola brasiliana di Santa Catarina con 250 uomini e 26 cavalli. Dopo una avventurosa spedizione, fu il primo europeo a scoprire le spettacolari cascate di Iguaçu, al confine tra Argentina. Brasile e Uruguay.
Morirá in povertá a Siviglia intorno al 1560.
Il punto di partenza ideale per una narrativa gastronomica un po’ barbara.
dritto al cuore, bam!
Carissima e nuova giovanotta barbara: dire che sono commosso dal riconoscimento che date al mio modesto articolo è dire poco. Grazie mille. Fortuna, coraggio e determinazione. Mi scuso per il mio italiano molto peggio della tua traduzione del mio testo