Questo é un luogo sacro.
Sacro per la gastronomia portoghese, l’ultima vera tasca lisboeta. Di quelle dove si mangia in piedi, appoggiati al bancone. Gli osti sono ruvidi e rudi, la birra é servita senza chiedere, quasi in automatico.
Si mangia la bifana, ovviamente.
Ma anche la zuppa del giorno e quel miracolo che é il bacalhau alourado, baccalá fritto. Un simulacro della Lisbona di Pessoa e anche quella di Tabucchi.
Si trova a due passi da uno dei punti piú turistici di Lisbona. Le centinaia di migliaia di turisti che scattano foto incessantemente dal loro tram giallo ci passano a fianco, senza vederla.
E nemmeno io vi diró dov’é, perché é un miracolo.
Ci portiamo raramente qualche visitatore - solo ed esclusivamente cuochi in visita, e sotto pena di non fare foto, non geolocalizzare, non ricordare il nome e non postare foto sui social.
Nessuna delle foto in questo articolo é un indizio. Sono solo decorazioni tra un paragrafo e l’altro. L’omertá é assoluta tra chi ne fruisce - il giornalista gastronomico, lo scrittore, il cuoco del ristorante stellato.
Ci ritroviamo lí, senza dire una parola a chi non é affidabile - quella socialite gastronomica un po’ troppo prezzemolina e che sicuramente metterá qualcosa sui social, o quel cuoco curiosone ma un po’ sciocchino che lo direbbe ad altri, a catena.
Invece no, solo noi pochi eletti - e tutti gli operati della zona.
Siamo tutti chiusi in un silenzio di protezione di questo miracolo che sopravvive al turismo che si sta letteralmente mangiando Lisbona.
L’unica foto, solo per abbonati:
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